La bottega e il maestro: in fondo nulla è cambiato

Sono passati più di seicento anni da quando Michelangelo scolpiva la statua del David. A quei tempi, i garzoni di bottega sgrezzavano il blocco di pietra che poi veniva lavorato e rifinito dal Maestro. Nella nostra azienda oggi, ai garzoni di bottega si è sostituita la tecnologia, ma la nascita della vera opera eccelsa rimane privilegio unicamente del Maestro.

Scegliere, inventare, progettare un manufatto in pietra naturale

Se il soggetto è una statua classica, si esegue uno studio preliminare sui canoni artistici ed estetici del periodo.

Per realizzare un manufatto in pietra naturale, come prima cosa si sceglie il soggetto assieme al committente, l’architetto o il designer: questo può variare da un’opera esistente, classica o moderna, a quella disegnata ex novo.

A seguire c’è poi lo studio del materiale da utilizzare che, solitamente, si esegue su marmi chiari come il Carrara, il Calacatta o il Bianco Lasa oppure su pietre autoctone come la Pietra d’Istria.

Scelto il soggetto e il materiale, si procede con la selezione di un modello tridimensionale (inviato dal cliente, acquistato su appositi siti web o progettato internamente) e al proporzionamento dello stesso in base alle misure prescelte.

I primi passi per liberare la scultura dalla pietra

“Ho visto un angelo nel marmo e ho scolpito fino a liberarlo.”
Michelangelo

Scelta la pietra e il blocco ideale, la prima sgrossatura viene eseguita da un macchinario guidato da un software CAD CAM che setta anche i vari utensili da utilizzare, dai dischi di varia dimensione alle frese tonde a scasso di vari diametri.

Con l’ausilio di frese diamantate si elimina poi il surplus di materiale lasciato dalla fresa a scasso e si comincia a far apparire la figura con l’utilizzo della punta Wibia.

Se il soggetto lo richiede, prima di procedere si esegue una copia in gasbeton o cemento alveolare per avere una migliore visualizzazione dei volumi e del gioco di chiaro scuri.

 Il dialogo tra la pietra e la figura, tra l’anima e il Maestro

A questo punto c’è un blocco di pietra, con la figura sbozzata.

Davanti, c’è il Maestro con i suoi strumenti che sono quelli di sempre: la mazzetta, lo scalpello, le punte che lui stesso ha temprato con il fuoco prima di cominciare.

Ancora adesso, il Maestro tempra personalmente i propri strumenti come una volta: li rende incandescenti sul fuoco per poi batterli con il martello sull’incudine.

Ci sono anche frese, strumenti mutuati dal mondo dell’odontoiatria per rifinire i particolari più minuti e cartine abrasive con diverse granulometrie: sempre e comunque, di strumenti manuali si tratta.

Le sue mani ascoltano gli studi fatti sul manufatto e sui materiali prima di partire con il progetto e vengono guidate dall’esperienza, dalla determinazione. Lavorano piano ma incessantemente, entrando in ogni piccolo anfratto, curando la linearità della figura, i chiaro scuri, la perfezione nella superficie.

Non si fermeranno per molto tempo, tornando sullo stesso particolare, ritoccando, limando, osservando.

 Il ‘trapano accordo a violino’ servì a Michelangelo per scolpire il David e soprattutto i suoi riccioli: nessun altro strumento avrebbe potuto donargli l’incredibile forza di particolare e profondità.

Il committente e il Maestro: l’idea prende corpo, lentamente

Le carte abrasive di varia granulometrie, usate con l’acqua, permettono rifiniture precise e donano alla superficie una matericità vellutata.

Durante tutto il processo di rifinitura, il Maestro è sempre in contatto con il committente affinché la figura prenda corpo esattamente seguendo l’idea che l’ha originata.

I chiaro scuri, i particolari, la levigatura della pietra… lo scambio di informazioni è un fluire continuo, una ricerca di sensazione ed equilibrio per lasciare che la creatività plasmi la materia e ne liberi ciò che l’uomo ha sognato.

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